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Fmi: «Italia in recessione»

di Alessandro Merli

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8 ottobre 2008

Si gonfiano le previsioni sulle perdite del sistema finanziario globale, si ridimensionano drasticamente quelle sulla crescita.
La crisi globale in atto, che ha devastato la finanza, non risparmia l'economia reale. Il Fondo monetario ha pubblicato ieri le sue stime sulle potenziali perdite delle banche e delle altre istituzioni finanziarie, che potranno raggiungere i 1.400 miliardi di dollari, mille miliardi di euro, un balzo del 40% rispetto alle cifre avanzate ad aprile. E oggi l'organizzazione di Washington annuncerà che l'economia mondiale sta rallentando vistosamente tanto da sfiorare la recessione globale nel 2009. Le economie del G-7, con l'eccezione del Canada, saranno vicine alla crescita zero. Italia e Gran Bretagna subiranno addirittura una contrazione dell'attività.

I riflettori dell'Fmi si sono puntati ieri sulla crisi finanziaria globale, per la quale, ha detto il direttore del Fondo Dominique Strauss-Kahn, «non è più tempo di soluzioni caso per caso». Il Fondo invoca misure comprensive per ricostruire la fiducia nel settore finanziario e il coordinamento fra le iniziative dei singoli Paesi. Non è detto che tutti debbano adottare gli stessi provvedimenti, ha rilevato il direttore della divisione mercati, l'ex governatore della Banca di Spagna, Jaime Caruana, ma ogni Paese deve tener conto che non ci siano effetti negativi sui vicini.

Nell'aprile scorso, il Rapporto sulla stabilità finanziaria globale del Fondo indicava in 945 miliardi di dollari il potenziale delle perdite delle banche e delle altre istituzioni, come assicurazioni e fondi. Oggi questa cifra, a causa del progressivo deterioramento della situazione dei mercati, arriva a 1.400 miliardi, dei quali solo metà circa, 760 miliardi, è già stata riconosciuta. Le perdite delle sole banche ammontano finora a 580 miliardi: il 40% è in Europa. Delle perdite attese e non ancora esplicitate, la maggior parte toccherà alle banche americane, ha osservato Caruana, ma anche in Europa potranno presentarsi ulteriori problemi quando la frenata dell'economia provocherà insolvenze delle famiglie e delle imprese.

Il Fondo suggerisce che gli interventi delle autorità siano concentrati soprattutto in tre aree: il rafforzamento della base di capitale delle istituzioni finanziarie, che, secondo le stime dell'Fmi, richiederà 675 miliardi di dollari di capitale addizionale nei prossimi cinque anni per continuare a far affluire il credito all'economia; la cessione dei titoli "tossici" anche attraverso l'utilizzo di fondi pubblici; la continua fornitura di liquidità.
Caruana non è voluto entrare nello specifico delle misure adottate o proposte in questi giorni nei vari Paesi, ma ha sollecitato l'Europa a un approccio comune e a un'armonizzazione delle garanzie sui depositi bancari. Il Fondo vede un ruolo importante per lo Stato in questa fase, ma ritiene che i suoi interventi nel capitale delle banche o nell'acquisizione di parte dell'attivo debbano essere di natura temporanea. L'Fmi ammette anche qualche deviazione, nelle condizioni attuali, dai principi del mark-to-market

I tagli alle previsioni di crescita sono consistenti. Dopo un'espansione del 3,9% quest'anno, l'economia globale dovrebbe crescere del 3% l'anno prossimo, un ritmo considerato l'orlo della recessione per il mondo. Ad aprile, l'Fmi stimava per il 2009 una crescita del 3,8%. La riduzione riflette la brusca frenata delle grandi economie industrializzate. In coda ci sono la Gran Bretagna, per la quale il World Economic Outlook, che verrà pubblicato ufficialmente oggi, prevede un calo del Pil dello 0,1%, e l'Italia, con una contrazione dello 0,2. Per la Germania, che nella primavera scorsa l'Fmi riteneva avrebbe toccato l'1%, crescita zero; appena al di sopra Stati Uniti e Francia. In Europa, il Fondo suggerisce alla Banca centrale europea di tagliare i tassi d'interesse. I Paesi emergenti tengono meglio, soprattutto la Cina, il resto dell'Asia e il Brasile, ma non sono "sganciati" da quello che avviene nei Paesi avanzati.

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